S. Antonio da Padova

 

 

S. Antonio da Padova

 

 

S. Antonio da Padova

A distanza di un solo anno dal venerdì 13 giugno 1231, giorno della morte del Beato Antonio, a causa dei tanti prodigi compiuti, Papa Gregorio IX decise di accelerare il processo canonico per la proclamazione a Santo.

Proprio dalla cerimonia di canonizzazione ha origine il profondo legame che unisce i reatini a Sant’Antonio: gli emissari della città di Padova furono infatti accolti, quando giunsero a Rieti per chiedere la santificazione a Gregorio IX, già Vescovo di Rieti nel 1214, da una fiaccolata dei cittadini che li sostenne con forza. La cerimonia si sarebbe dovuta compiere proprio nel Duomo di Rieti ma poiché il Papa fu costretto a trasferirsi a Spoleto, i reatini reagirono ideando una processione in segno di protesta che ben presto però si trasformò da contestazione a grande devozione che rimane intatta ancor oggi, a distanza di secoli e che fa di Rieti uno dei luoghi più rilevanti per il culto di Antonio di Padova.

 

 

La festa  Il programma del Giugno Antoniano Reatino è un’occasione imperdibile per toccare con mano la bellezza dell’incontro: durante tutto il mese si alternano momenti liturgici ed eventi culturali che culminano nella Processione dei Ceri, in occasione della quale migliaia di persone attendono il passaggio della statua del Santo nelle vie del centro storico trasformate in un tappeto a colori. L’Infiorata di sant’Antonio è infatti uno degli aspetti più suggestivi e coinvolgenti dei festeggiamenti: sin dalle prime ore del mattino grandi e piccini si ritrovano per comporre decorazioni e coloratissimi disegni a tema religioso.

 

sant'antonio rieti

 

Quella della Processione dei Ceri è sicuramente la giornata più lunga di tutto il Giugno Antoniano. Ci si alza presto in centro storico, tutti con un unico obiettivo: realizzare la più bella infiorata per onorare il passaggio della statua di Sant’Antonio. La statua percorre infatti quasi tutto il centro storico di Rieti e ogni quartiere si adopera sin dalle prime luci del mattino per adornare le strade al suo passaggio. Le tradizionali infiorate nel giorno della Processione dei Ceri sono uno dei punti di riferimento per la città, una tradizione che si tramanda da anni, di padre in figlio, ma anche e soprattutto un momento di condivisione, che vede al lavoro ogni fascia di età. Da Porta Conca a Porta d’Arce, da Porta Romana a via San Francesco, i cittadini scendono in strada per realizzare delle vere e proprie opere d’arte. Petali di rose e altri fiori colorati, segatura, fondi di caffè, sale, polveri dorate, miscele di colla e acqua e zucchero, tutto per rendere ogni centimetro di strada una festa per gli occhi e per il cuore. Perché quello che viene messo in scena è un progetto comune, fatto di amicizia e collaborazione.

L’infiorata non nasce infatti solo nel giorno della Processione dei Ceri, ma richiede un lavoro di preparazione che va dalla scelta del soggetto, passando per il disegno preparatorio fino alla realizzazione. E questi sono momenti unici per una città, per i quartieri che la costituiscono, contribuendo a tenere unita la popolazione per la costruzione di un qualcosa che è un obiettivo comune. Perché non si sta solo chini sull’asfalto, ma c’è tutta una catena di montaggio invisibile che lavora parallelamente, quella delle nonne e dei nonni che, passati gli strumenti del mestiere a figli e nipoti, si ingegnano nella preparazione di piatti succulenti e bevande rigeneranti, da offrire a tutti coloro che, sotto il sole cocente di fine giugno, preparano la via al passaggio del santo più amato dai reatini.