6 Giugno 1944
Anche la città di Rieti non rimane nascosta agli eventi che hanno interessato la storia di tutta la penisola e che tutti studiamo sui libri di scuola con il nome di Seconda Guerra Mondiale.
Il 5 giugno Roma, la capitale d’Italia, è salva. Le campane suonano a festa per salutare l’alba di un giorno nuovo, quello che segue l’entrata degli Alleati in città, in una Roma dalla quale i tedeschi si erano ritirati senza impegnare la temuta battaglia di retroguardia. A pochi chilometri dalla capitale, però, la situazione non è la stessa. La sera del medesimo giorno, infatti, un aereo spia con tanto di bengala esplora gran parte del territorio di Rieti, scoprendo che ingenti masse di militari, di carriaggi, di mezzi corazzati s’erano annidati nei dintorni della città con depositi di materiale in attesa di trasferimento verso Terni e Spoleto. Il crocevia di Rieti diveniva di importanza strategica in questo frangente e il quartiere Borgo S. Antonio fu quello che ne fece le spese.
È il 6 giugno 1944 e, anche per Rieti, gli ultimi giorni della guerra furono i più duri da sopportare. D’improvviso il rumore degli aerei, poi delle bombe… Sono le 9 del mattino e parecchie ondate si precipitano sul quartiere, gettando rovina e strage. D’un tratto rimaneva solo una nuvola di polvere e le macerie che ricoprivano la popolazione del rione, i feriti, le decine di morti. La Chiesa di San Michele Arcangelo, simbolo della zona, totalmente lesionata, tanto da doverla radere al suolo e ricostruire dalle fondamenta.
L’azione militare causò numerose vittime e rase al suolo parte del rione e in quella occasione, preti e seminaristi compirono un’opera egregia nell’assistenza alle vittime.
Il 13 Giugno 1926, un Monumento ai Caduti rappresentante la figura di un angelo, opera dello scultore Inghilleri e di Antonino Calcagnadoro, venne posta in Piazza Mazzini. La zona dell’accaduto, invece, è stata omaggiata della fantastica opera in bronzo di Dino Morsani, artista di caratura internazionale che nel Rione Borgo è nato e sempre stato amato.