Rieti e il grano

Nazareno Strampelli, (Crispiero di Castelraimondo, 29 maggio 1866 – Roma, 23 gennaio 1942), è stato un agronomo, genetista, politico italiano, precursore della rivoluzione verde. Tra i più importanti esperti italiani di genetica del tempo, i suoi sforzi lo condussero alla realizzazione di decine di varietà differenti di frumento, che egli denominò “Sementi Elette“. Alcune di queste furono coltivate fino agli anni Ottanta del XX secolo e perfino nel XXI secolo, consentendo, in Italia e nei paesi che le impiegarono, ragguardevoli incrementi delle rese medie per ettaro coltivato, con consistenti benefici sulla disponibilità alimentare delle popolazioni. Le varietà di frumento create da Strampelli ed esportate in Messico furono una delle basi degli studi di miglioramento genetico che condussero alla “rivoluzione verde” degli anni sessanta. Dal punto di vista pratico il suo metodo di incrociare varietà differenti per ottenere nuove cultivar (incrocio) si dimostrò vincente sul metodo allora più in voga di selezionare le sementi solo all’interno di una singola varietà (selezione massale).

Nazareno Strampelli cominciò i suoi studi sull’ibridazione delle specie di frumento nel 1900 a Camerino, pur non essendo ancora a conoscenza degli studi di Gregor Mendel, che all’epoca avevano avuto diffusione ancora limitata. E’ proprio qui che iniziò a lavorare sul tipo “Rieti“, un grano che riteneva potenzialmente molto adatto all’ibridazione, su cui sperimentò incroci col grano “Noè” per arrivare ad una pianta resistente all’allettamento e adatta alla coltivazione nel Maceratese. Il “Rieti” era poco attaccabile dalla ruggine del grano, ma era inadatto al clima nebbioso della zona.

Pur non essendo una vera e propria novità (già alcuni esemplari erano stati presentati nel 1835 a Londra), l’ibridazione scientifica del frumento non aveva ottenuto una diffusione rilevante ed era ancora considerata una branca minore dell’agronomia. Nel 1903 il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio retto da Guido Baccelli istituì una cattedra ambulante sperimentale di Granicoltura a Rieti, dotata di un fondo di 7.500 lire. Strampelli concorse alla cattedra per interesse personale e ottenne il titolo, con un tema dal titolo «Principali miglioramenti da introdursi nella coltivazione del frumento, tenendo conto dello stato attuale della agricoltura nell’Italia centrale». Lo studioso era interessato principalmente alla possibilità di sperimentare le proprie teorie in un ambiente controllato quale la Piana di Rieti.

I primi studi di Strampelli ebbero un inizio duro: inizialmente lo studioso fu costretto ad alloggiare in un albergo, e dovette chiedere con molta insistenza al Comune di Rieti tre stanze all’interno della Cassa di Risparmio locale, che infine ottenne. Tra l’ottobre del 1903 e l’aprile 1904 l’unica dotazione della Cattedra fu uno sgabello in legno. Nonostante la carenza di attrezzature, Strampelli alla fine del 1904 aveva sviluppato 53 ibridi diversi. L’anno successivo sarebbero stati 112, e 134 nel 1906. Lo studioso ottenne dal principe Ludovico Spada Veralli Potenziani alcuni terreni da adibire a colture sperimentali in località Setteponti, lontani da Rieti ma adatti allo scopo. Oramai venuto a conoscenza dei lavori di Gregor Mendel, Strampelli cominciò a sviluppare alcune specie di frumento ibrido, con lo scopo di risolvere i problemi che allora assillavano il mondo dell’agricoltura, principalmente legati alla limitata produttività delle colture e alle numerose malattie e flagelli stagionali cui erano soggette le piante autoctone.

Grazie al suo impegno, a partire dal 2 giugno 1907 la cattedra ambulante venne convertita in una Stazione sperimentale di Granicoltura, con il raddoppio dell’appannaggio che arriverà a 15.000 lire, consentendo allo scienziato di avere un solido fondo su cui basare gli studi. Visti i risultati, il ministero dell’Agricoltura conferì tra il 1911 e il 1912 un prestito di 125.000 lire, poi aumentato a 155.000, per l’acquisto dei terreni di sperimentazione. Inoltre fu deliberato un incremento di organico e la costituzione di terreni sperimentali in diverse parti d’Italia. Inizialmente l’attività di ricerca di Strampelli non fu favorita dai governi dell’Italia liberale: addirittura in due casi (nel 1910 e nel 1917) lo studioso dovette minacciare le dimissioni per riuscire ad ottenere dal Ministero i terreni necessari alla sperimentazione. Tuttavia riuscì anche ad ottenere il varo di un’innovativa legge, detta “scambio delle sementi”, che garantiva ai contadini la possibilità di scambiare eguali quantità di sementi di vecchie varietà con quelle sperimentali a titolo gratuito. La diffusione sul mercato dei primi grani ibridati, a cavallo della Grande Guerra, diede a Strampelli notorietà in Italia e all’estero: nel 1919 l’Accademia dei Lincei gli concesse il premio “Santoro” di diecimila lire e l’Institut International d’Agricolture gli rese omaggio per iniziativa del barone svedese De Bildt. Con la fama raggiunta, lo studioso poté fondare a Roma, l’8 giugno 1919, l’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura, dove sviluppò ulteriori studi su nuovi grani duri e teneri. Strampelli mantenne la direzione del centro romano, affiancandolo al lavoro sulla cattedra di Rieti. 

Tuttavia a Rieti lo scienziato fu oggetto anche di numerose critiche, soprattutto provenienti dall’Associazione da lui stesso fondata. I nuovi grani venivano visti come una minaccia al grano “Rieti originario”, diffuso tra tutti i coltivatori della zona e tra i più apprezzati. Nel marzo 1924 gli agricoltori dell’associazione cacciarono dalla stessa tutti coloro che facevano uso dei grani modificati, e cercarono l’aiuto di un esperto per migliorare il grano “Rieti” con metodi tradizionali, ma con poco successo. Ancora nel 1931, in piena “Battaglia del grano”, le resistenze all’introduzione nel reatino delle nuove sementi erano tali che la provincia si attirò una nota di biasimo dello stesso Mussolini, a causa della sua scarsa produttività agricola. Tuttavia, nel 1939 la situazione si era ribaltata, e a Rieti il 90% del frumento coltivato era delle “specie elette” di Strampelli.Nel 1922 il governo argentino invitò lo studioso nel Paese sudamericano, dove questi si recò accompagnato dal figlio Benedetto.

Nel 1925, Strampelli si iscrisse al Partito Nazionale Fascista. Mussolini lo aveva già chiamato ad importanti incarichi dirigenziali nella Battaglia del grano, la campagna di incremento delle rese cerealicole italiane lanciata nel luglio di quell’anno. La “Battaglia” ebbe un certo successo soprattutto grazie alle “Sementi Elette” del professore. Nel 1929 fu incluso, su proposta della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti dell’agricoltura, nella lista delle personalità che il Gran Consiglio del Fascismo e Mussolini avrebbero sottoposto al sovrano per la nomina a Senatore del Regno. Strampelli tuttavia ne fu grandemente turbato e scrisse al Duce dicendosi “assolutamente negato per la funzione di deputato”, aggiungendo: « Mi permetto, quindi, rivolgere alla E.V. preghiera perché voglia, nel fare eliminazioni, tener presente anche le mie dette qualità assolutamente negative e lasciare il posto che potrebbe essere assegnato ad altri che, avendo più tempo e più capacità di me possa più degnamente e più efficacemente rappresentare la Federazione in Parlamento ed essere nel Campo politico, maggiormente utile al nostro Paese ». Nonostante il tentativo di schermirsi, la candidatura venne ribadita da Mussolini ed approvata dal Sovrano, e Strampelli fu chiamato dal 1929 ad occupare un seggio al Senato.

Nel 1933 a Strampelli vennero tributate solenni celebrazioni nazionali, ufficialmente proposte dalla Federazione Nazionale dei Sindacati Fascisti dei Tecnici Agricoli, ma probabilmente volute da Mussolini in persona. Alle celebrazioni parteciparono il ministro dell’Agricoltura e delle Foreste Giacomo Acerbo, i due sottosegretari, Arrigo Serpieri e Arturo Marescalchi, i rappresentanti ufficiali della Camera e del Senato, numerosissimi parlamentari, il principe Potenziani, presidente dell’Istituto internazionale di agricoltura, l’uomo che fu il primo a credere nelle ricerche di Strampelli a Rieti. Da tutta Italia giunsero oltre tremila rappresentanti di tutte le istituzioni agrarie, dai sindacati agli ispettorati provinciali alle cattedre ambulanti, a tutti gli istituti scientifici e accademici del Paese. La città di Rieti gli conferì la cittadinanza onoraria. Nonostante fosse un’autorità nel campo della genetica, Strampelli non figurò fra i firmatari del Manifesto della Razza. Morì nel 1942, suscitando notevole cordoglio e commozione in Italia. I funerali si svolsero in forma solenne, ma in maniera estremamente austera: l’unica corona di fiori sul feretro fu quella inviata personalmente da Mussolini.